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13/12/2008

 

Educazione alimentare, cresce la richiesta di cultura

Negli ultimi cinquanta anni abbiamo assistito ad un profondo cambiamento del costume, del sistema di vita quotidiano, dell'approccio col cibo, con una serie di notevoli mutamenti nelle consuetudini gastronomiche. Ed è sempre più evidente come educazione, cultura e gastronomia, siano tutti elementi che confluiscono in quel grande movimento filosofico e intellettuale che va sotto il nome di "Civiltà della Tavola".

La cultura, nel senso più ampio, si manifesta attraverso varie forme espressive: letteratura, musica, pittura, poesia … ma fra tutte queste manifestazioni artistiche, la gastronomia, assume un particolare valore (potremmo dire, che ha in se per natura, "un valore aggiunto"), in quanto in maniera più incisiva di tutte le altre forme artistiche nasce dalla tradizione, dagli usi e costumi dei popoli, dal substrato sociale nonché culturale.

Mai come oggi questo valore va protetto, salvaguardato e valorizzato; poiché in tempi di così galoppante mondializzazione il pericolo è l'erosione di quella identità storico - culturale che si riflette nelle diversità di cucine tipiche e tradizionali. La cucina, specialmente nella sua più ampia dimensione gastronomica rappresenta uno strumento indispensabile e fondamentale per porre all'attenzione i prodotti, gli alimenti, l'esecuzione gastronomica del territorio e dunque costituisce una duplice ricchezza perché oltre ad essere custode dell'identità di appartenenza rappresenta un valido strumento di promozione territoriale e dunque di ricchezza oltreché culturale, economica.

Bastano questi esempi a far capire che, con inventiva e capacità imprenditoriale, cinque anni fa, ho messo in campo queste idee. Decisi di iniziare a presentare alcuni percorsi didattici per far conoscere alle giovani generazioni un mondo per lo più sconosciuto (realtà rurale) e laboratori artigianali. Nacque così il progetto di educazione agroalimentare ambientale "sapere dai sapori".

Attraverso questa tipologia di attività si compie un'altra importante azione per il territorio e cioè una sua maggiore promozione interagendo su quelle produzioni, prodotti, ed attività "tipiche" e/o delle eccellenze, assolvendo quindi ad una ulteriore incentivazione sociale. Dunque cultura ed economia, in simbiosi l'una funge da forza motrice per l'altra. La storia, la cultura, la civiltà dell'uomo camminano di pari passo con l'arte della cucina. Attraverso il cibo scorre la storia dell'uomo.

Ogni epoca e popolazione è contraddistinta da propri e determinati modelli alimentari, metodi di cucina, e dal prevalere di alcuni cibi su altri. Il conseguente rapporto fra questi elementi ci dà immediatamente l'idea della collocazione geografica, del livello di civiltà e di benessere e ancora, della religione praticata nell'epoca e dalla popolazione presa in esame. Il filosofo Feuebarch ha scritto: "l'uomo è ciò che mangia"; io penso, che l'uomo è anche come si rapporta al cibo che mangia. E' pertanto indispensabile far cadere il pregiudizio che vuole volgare le argomentazioni in tema di cucina.

Primo - perché non è volgare ciò che serve a nutrire l'intelligenza;
Secondo - perché senza cibo non avremmo storia.

L'esigenza odierna di migliorare la qualità della vita ha di conseguenza portato alla rivalutazione e al recupero di tradizioni ed usi culinari, che rischiavano di cadere in disuso, da qui una maggiore e crescente attenzione per la tipicità dei prodotti e della enogastronomia di qualità. Come logica conseguenza assistiamo ad un'evoluzione di turismo che si muove sul territorio con occhio attento alla ricerca delle tipicità, più o meno consapevole di immergersi in percorsi storico - culturali - artistici.

 

 


 

 

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