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13/09/2009
Il biscotto delle
monache o di Popiglio
La montagna pistoiese prodiga di panorami da gustare
visivamente per le bellezze naturali, che vanno dai boschi di castagni, ai
boschi di ontani ai monti innevati, con paesi e piccoli borghi, talvolta
solo tre o quattro casette, che sembrano formare un unico nucleo.
Testimonianze storiche le cui memorie sono evidenziate in modo certo e
tangibile da torri, pievi e conventi… Penserete: "va bene tutto questo ma
cosa c'entrano i biscotti delle monache?" C'entrano, c'entrano… perché…
proprio a Popiglio, paesino posto al limite dell'appennino pistoiese a
confine con terra lucchese sorge oltre ad un antica pieve, un convento di
suore domenicane, oggi usato per lo più come luogo per le stesse, di
soggiorno estivo.
Anticamente non era così, il convento era sempre abitato: la vita monastica
doveva certamente svolgersi ne più ne meno come in tutti gli altri. Fra le
varie attività quotidiane di preghiera e lavoro c'era anche l'impegno di
occuparsi della cucina e qui… chissà chi e quando una o più suore
elaborarono, con le poche cose a disposizione, un dolcetto particolarmente
gustoso e ghiotto (soprattutto all'epoca) considerando i semplici
ingredienti…solo: farina di grano, zucchero, acqua, semi di anice e
bicarbonato di ammonio. Al primo impatto visivo questi biscotti sembrano
fette di pane toscano secco, pensate proprio ad un filoncino toscano (un po'
più schiacciato del normale) da ½ kg, tagliato a fette con spessore di circa
un centimetro. L'impatto gustativo si esprime al meglio se consumati dopo
averli inzuppati in vinsanto o latte (indicatissimo per la prima colazione).
Racconta Lorenzo Nesti (dell'antico Forno Berti di Popiglio) unico
produttore di questi particolari biscotti, di aver ereditato la ricetta
"segreta" (il segreto non sta negli ingredienti - ma nei quantitativi e
modalità di esecuzione e cottura) della nonna Enedina che verso il 1950 pare
l'abbia ricevuta da una suora. Sembra che l'invenzione risalga alla metà -
fine ottocento e la curiosità è che le briciole del tagliere sul quale erano
stati tagliati velocemente i dolci pani appena sfornati per dar loro la
forma voluta, erano mescolati alle briciole delle ostie avanzate prima della
consacrazione, e poi donati in piccoli sacchetti, alla fine della messa, ai
giovani che avevano servito in chiesa (chierichetti) come ricompensa per il
servizio prestato. Non solo, le ingegnose monache svilupparono una singolare
attività, a dire il vero poco commerciale visto che facevano tutto
gratuitamente, che consisteva nella preparazione su ordinazione di qualsiasi
quantitativo di biscotti purchè coloro che facevano l'ordine fornissero alle
religiose tutti gli ingredienti.
Questi biscotti sono particolarmente indicati a chi soffre di intolleranze
alimentari al latte e alle uova, a chi vuole o deve contenere l'apporto
calorico non rinunciando ai dolci sapori; e tutti in generale, perché…
frutto di una memoria antica oggi prodotti con le stesse modalità. Per dire
il vero solo una cosa è cambiato…il forno!
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