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22/03/2010
Le ranocchie e il
fresco vino bianco del Montalbano
In estate una delle "attività" più amate da grandi e
piccini era quella di andare a prendere i ranocchi. Una vera specialità. Si
prestano ad essere cucinati in vari modi. Una saggia ricetta per i più
piccoli, la preparavano le mamme con le cosce delle rane più grosse.
Per ottenere un piatto leggerissimo e digeribilissimo, al contempo ricco di
sali minerali, particolarmente di ferro, di gran valore nutritivo. Si usava
soprattutto nel periodo dello svezzamento o poco dopo in speciale modo per
quei bambini che risentivano troppo della mancanza del latte materno.
Si prepara un brodino con i posteriori delle rane grosse e pomodoro maturo,
sedano, cipolla, carota, zucchine e patate. Quando il brodino è pronto si
aggiunge: semolino o pasta fine.
Per i grandi, la morte dei ranocchi è in frittura.
Dopo averli puliti è consigliabile incrociare le lunghe gambe posteriori,
dopo di che si passano velocemente nella farina, poi nella chiara d'uovo
sbattuta fino a renderla estremamente voluminosa e schiumosa. Si gettano
nell'olio bollente e si gustano al meglio con contorni di verdure fritte.
Un mangiare tipico delle zone umide erano i pesciolini e i granchietti che a
contatto con l'olio diventavano rossi. Si accompagnava in genere con un
fresco vino bianco del Montalbano.
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