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11/02/2012
Pistoia e le zone
umide
Il Padule di Fucecchio diviso fra le provincie di
Pistoia e Firenze e con un'estensione di 1.800 ettari circa, rappresenta la
più vasta palude interna della nostra penisola. All'interno della Provincia
di Pistoia occupa con forma quasi triangolare una vasta area della
Valdinievole; posta a sud dell'Appenino Pistoiese e racchiuso fra i colli
del Montalbano e le Colline di Cerbaia.
Dell'antico e ben più grande lago palustre ridotto nei secoli da opere di
bonifica, conserva a tutt'oggi un fascino particolare; sia per le bellezze
naturali e paesaggistiche sia perché grazie a espressive e tangibili
testimonianze lasciate sul territorio dall'opera dell'uomo, trasmette
visivamente ed emotivamente il percorso storico di cui è testimonianza.
Legato soprattutto alla storia delle grandi famiglie dè Medici prima, dei
Lorena dopo.
Per secoli ha procurato lavoro e l'importanza di questo luogo come zona di
soste fondamentali nelle rotte migratorie fra la costa tirrenica e
l'adriatica (sono state osservate più di 190 specie di uccelli, fra i quali
circa 70 nidificanti) è pressochè unica. Particolare importanza la "garzaia"
che ospita 5 specie di cinoniformi. Le ricchezze delle acque che sono state
prodighe di: tinche, lucci, alborelle, anguille, ranocchi ecc. e la grande
varietà di erbe palustri quali: sara, sarello, cannella, giunga, ecc. hanno
permesso per secoli alle popolazioni di avere sempre a disposizione qualche
"riserva" da cui trarre qualcosa per l'alimentazione quotidiana o per
procurarsi lavoro.
Infatti lavori tipici contraddistinguono questo territorio; impagliatori di
seggiole e damigiane con il "sarello" con la "sara" per i fiaschi, con la
"cannella" si facevano i "cannicci" e con i suoi fiori le massaie facevano
le "spazzole". Col "giunco" si rivestivano sedie e con un particolare tipo
di salice detto "gaggia" erano fabbricati i fondi delle damigiane. Grande
interesse rivestiva per i contadini il "falasco" che poteva: sostituire la
paglia nelle stalle, ed era usato per l'imballaggio delle piante nei vivai e
quello settembrino (cioè ben asciutto) era venduto alle vetrerie che lo
usavano per l'imballaggio di bottiglie, fiaschi, ecc.
La Querciola di Quarrata
Situata nel Comune di Quarrata, i suoi confini sono delimitati dal torrente
Ombrone ad est e dal fosso Quadrelli e Dogaia ad ovest, a nord la via Nuova
strada di collegamento fra le frazioni di Caserana e Casini a sud dalla
confluenza dell'Ombrone con il Quadrelli. Collocata in una zona pianeggiante
antropizzata. Il suolo composto per lo più da argilla e sabbia, evolutosi su
depositi alluvionali risalenti al quaternario, ha subito molte opere di
bonifica nel corso dei secoli.
Come nel caso del padule di Fucecchio anche la Querciola ha contribuito per
secoli a "sfamare" consistenti nuclei familiari. Agli inizi del XX secolo
l'area era la più coltivata a "vigneti" ma nel corso degli anni e
soprattutto dalla fine della II° guerra mondiale il suo aspetto mutò per il
cambiamento a colture intensive. Ricordano alcuni anziani che i prodotti
tipici che si coltivavano erano: grano, granturco, fagioli, foraggio per
bestiame, patate e piselli.
Raccontano anche che molti erano gli alberi, non solo pioppi e quercie ma:
peschi, meli, peri ma soprattutto ricordano le "lucciole". Quei piccoli e
purtroppo scomparsi animaletti (quanti bambini oggi le avranno viste o le
riconoscono) che … facevano lume al grano e che nella fantasia dei piccini
rappresentava un'inesauribile fonte di guadagno. Perché catturandole e
lasciandole una notte sotto un bicchiere capovolto … facevano "soldi"!
La mattina i piccoli insetti non c'erano più (ovvio che i genitori e/o nonni
pietosi le liberavano) ma ai bimbi che importava ! … c'erano i soldi ! E a
proposito di lucciole il grano era maggese e un'attività prevalente era la
falciatura del grano a mano, di fieno (per ottenere foraggio). E anche qui
poi la caccia al capanno e la pesca come nel padule. Tutto ciò ha dato
origine a prodotti e piatti a tradizioni veramente uniche e circoscritte a
tali zone, arricchite nel corso degli anni quando dalla fame pian piano si
passò alla quasi abbondanza.
Ecco perché queste zone rappresentano per la nostra Provincia una risorsa
ambientale ed educativa, per la ricchezza storico - culturale che si
tramanda degna di grande attenzione. Nel contempo infatti si evince una
educazione alimentare fin oggi non abbastanza considerata e/o rapportata
alle giovani generazioni e a quanti per svariati motivi si muovono
nell'ambito territoriale pistoiese.
Attraverso le risposte delle tipicità enogastronomiche che da queste zone ci
derivano possiamo cogliere l'occasione per svolgere una educazione
agro-alimentare ambientale nel contempo rapportata alla nostra identità
storico-culturale.
Le tipicità che si legano alle zone umide non sono soltanto quelle che ci
derivano dall'acqua, come ranocchi, lucci, granchi e … ma caratteristica di
queste aree era il "capanno" appostamento stanziale per la caccia degli
uccelli di passo. Al capanno si svolgevano spesso pranzi che possiamo
definire "pranzi da re".
Al capanno si andava anche nei giorni di assenza di passo, per cui non si
cacciava, le ragioni lo stare insieme, l'importanza dell'amicizia, il
preparare e consumare insieme quei piatti che espressione della fantasia e
perciò detti a "battiscarpa" a casa non avrebbero ricevuto lo stesso
successo.
Venite a scoprire perché, nella nostra Provincia "Pistoia"
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